Opera di uno dei registi più rigorosi del nuovo cinema francese, LA FILLE DE QUINZE non è però un film in più sul lolitismo. Doillon ha fatto del ritratto femminile (non per niente i titoli dei suoi film iniziano quasi sempre con "La"...), dell'elogio dell'energia della donna, dell'analisi di comportamento dell'intimo, dell'osservazione del gioco di seduzione portato ai limiti del pudore una costante della propria opera.

La novità in questo film piccolo e privato (come lo era LE RAYON VERT di Rohmer) è che il regista entra materialmente nel gioco degli attori: con tutto ciò che comporta di coinvolgimento fisico, ma soprattutto psicologico. E che, forse per la prima volta nella carriera di un cineasta portato ad una violenza, ad un'isteria spesso fastidiosa nel metodo d'indagine dei rapporti fra i personaggi, la forza del film (la violenza, la crudeltà anche, tipica del suo cinema) nasce dalla calma e dalla contemplazione.

LA FILLE DE QUINZE ANS è un film sull'attesa, sull'attesa che lo sguardo faccia procedere l'azione, conduca ad una materializzazione dei sentimenti, sciolga i nodi delle pulsioni: in questo passaggio dal parossismo degli atti alla tensione dei sentimenti il cinema sempre un po' troppo ragionato di Doillon arrischia di trovare una sua nuova ragione d'essere."